#chiAMAchiama2017 NO LIMITS!
A distanza di circa tre mesi dai due giorni effervescenti del Chi Ama Chiama, il ricordo rimane vivo nella mente di chi ha partecipato a questo vortice di emozioni, senza limiti di età, di spazi e luoghi, di tempi e soprattutto senza limiti di… Amore. In fondo il Chi Ama Chiama è una vera e propria boccata di ossigeno che vuole coinvolgere i giovani…… i giovani??? STOOOOOOP!!!
Fermi tutti! A cosa state pensando? Solo i giovani?
Si! Solo i giovani… come nonno Paolo, volontario di appena 84 anni, che non ha esitato un solo istante ad indossare la maglia dell’equipe ed è stato impegnato, in entrambi i giorni, nel servizio accoglienza, a dimostrazione del fatto che la gioventù non è una questione di età… ma di cuore!
Negli zaini delle aspettative avevamo inserito un po’ tutti la richiesta di un messaggio che provasse a dirci qualcosa in più rispetto ad un mondo che ogni tanto facciamo fatica a capire. Abbiamo ricevuto in dono un vero e proprio inno al coraggio. Di quelli semplici, immediati, pronti all’uso. Il coraggio di invertire la rotta, di partecipare al cambiamento da protagonisti e non da semplici spettatori, ricordando sempre che l’ambiente in cui conviviamo non è nostro in quanto di tutti, di chi ci ha preceduto e di chi verrà dopo di noi. “Noi non siamo Dio. La terra ci precede e ci è stata data…”, ci ricorda Papa Francesco nell’Enciclica Laudato si’ sulla cura della casa comune, invitandoci ad uno stile di vita rispettoso e attento ai più deboli, ai poveri, alla cura del creato. Difficile? Al contrario! E’ molto più semplice di quanto si possa immaginare. I cambiamenti avvengono sempre attraverso i piccoli gesti quotidiani delle persone, a partire dall’ambiente che ci circonda, dalla nostra stanza, dalla nostra casa, dal nostro quartiere, dal luogo di lavoro, dalla nostra città. Uscire da se stessi verso gli altri.
Il suono della sirena da inizio alla navigazione… Pulcinella sale a bordo con i suoi bagagli pieni di ricordi: “Comm’era bella sta terra… m’arricordo ancora. Autentica, maestosa, chin’ e qualità…”. La barca si allontana dalla banchina, Pulcinella, con lo sguardo perso verso la meravigliosa costa stabiese, cullato dalle onde si assopisce… e sogna gli istanti in cui tutto ebbe inizio… l’opera del Padre, il frutto del suo amore per ognuno di noi.
Prima la luce che dissipò le tenebre e allontanò la tristezza dell’inesistenza, poi le acque, quelle di cui la nostra terra è ricca e feconda e quelle del mare, che, come ci ricorda il Comandante Guglielmo Cassone della Guardia Costiera di Castellammare, è fonte di vita e pertanto va rispettato.
La luce… le acque… e poi la terra, bellissima con i suoi germogli, le erbe gli alberi… Dio vide che era cosa buona… don Maurizio Patriciello dalla barca del Chi Ama Chiama grida forte la sua denuncia contro il comportamento dell’uomo che ha violentato questo immenso dono che abbiamo ricevuto, la nostra casa, distrutta per l’interesse economico di pochi!
Don Maurizio è un fiume in piena, non le risparmia a nessuno, ai camorristi, ai politici corrotti, alle industrie del malaffare, a tutti coloro che sono in qualsiasi modo responsabili della morte di migliaia di persone per cause legate all’inquinamento, stimolando concretamente le coscienze umane al cambiamento: “…cari Sindaci, cari Amministratori, noi desideriamo farvi l’applauso, noi desideriamo complimentarci con voi, noi desideriamo stringervi la mano, noi desideriamo collaborare con voi… e allora quando voi le cose le fate per bene, sappiate di avere in noi, nella Chiesa, nei preti, nei volontari, dei complici vostri, però ricordatevi una cosa: se le cose non le fate bene, se siete negligenti, se peccate di omissione, noi saremo i primi a starvi contro e a mettervi il popolo contro! Queste cose siano dette con grande chiarezza, sempre e dappertutto!”.
Dio disse: “Ci siano luci nel firmamento del cielo, per distinguere il giorno dalla notte…”. E basta alzare gli occhi al cielo per restare estasiati davanti al più bel cielo stellato di sempre. Pulcinella danza di gioia sulle brillanti note dei Sancarlini, il Coro Giovanile del teatro San Carlo di Napoli che ha partecipato con grande entusiasmo alla quarta edizione del Chi Ama Chiama, giovani talenti diretti dallo spumeggiante M° Carlo Morelli, accomunati dalla passione per la musica e dal desiderio di diffonderla come slancio verso il riscatto sociale.
Il viaggio nella Creazione è sempre una festa! Come quando hai l’entusiasmo di ricevere un regalo e man mano che lo scarti, lentamente ti accorgi che era proprio quello che desideravi.
E poi i pesci nei mari, gli uccelli nel cielo, gli animali… e Dio disse: “Facciamo l’uomo a nostra immagine, a nostra somiglianza… maschio e femmina li creò…”. E’ la celebrazione della Vita, magnificenza di Dio, l’Amore in ogni cosa e in ogni creatura! La famiglia Giordano, Marco, la moglie e la più piccola dei suoi quattro figli, ci raccontano una storia. E’ la loro storia, la storia di una famiglia unita che ha allevato i suoi figli alla luce della gioia del Vangelo, di una famiglia che accoglie i bambini in difficoltà e che si batte per il riconoscimento della famiglia come cellula fondamentale della società civile.
Marco ci ricorda che “la famiglia non è un mero fatto privato dei singoli individui: essa si situa al cuore della costruzione della società, la condiziona e ne è condizionata… è nella famiglia che si costruiscono i destini degli abitanti di questa terra, è in famiglia che si formano i cittadini di domani, è la qualità della vita familiare che determina la qualità della vita dell’intera società…” (Marco Giordano, presidente del Forum delle Associazioni Familiari della Campania, genitore affidatario).
La musica sveglia Pulcinella dal sogno. Con gli occhi semichiusi farfuglia qualcosa: “Che meraviglia Patatérn mie… comm’è fatt bella chesta terra… e pò? Guarda quanti ‘ccos hann pigliat na via storta… e Tu? Stai llà senza fa nient…. Nunn’è giusto!”. Ma una voce gli ricorda che è troppo semplice prendersela con il Capo. “Dio creò l’uomo a Sua immagine, a immagine di Dio lo creò.” E’ il privilegio più grande a cui l’uomo potesse ambire, il dono più prezioso, il libero arbitrio! Il potere di decidere in ogni istante cosa fare, il potere di scegliere! Tutta la vita è una continua creazione, non una scoperta. Basta con le lamentele, con le divisioni, le rivalità, le competizioni! E’ giunto il momento di mettere fine a tutto questo! Ora!!!
Sono trascorsi i primi sei giorni in cui tutto ebbe inizio. La festa continua nel social village, dove le risate contagiose dei bambini che scivolano sui gonfiabili accompagnano la briosa musica itinerante che guida le persone tra gli stand delle associazioni #chiAMAchiamaFRIENDS. Un percorso elaborato in collaborazione con la Pro Loco Castellammare di Stabia attraverso le eccellenze del terzo settore, culturali, enogastronomiche, artistiche, della nostra città, tra trampolieri, giocolieri e maghi, nella splendida cornice naturale del porto.
Inizia ad albeggiare… centinaia di volontari sono impegnati per organizzare la festa del settimo giorno, stanchi ma carichi di entusiasmo. Si lavora incessantemente tra risate e sudore. Arrivano cornetti e graffe calde, parte qualche gavettone… il chiAMAchiama è anche questo!
E’ domenica. Nel tardo pomeriggio le persone iniziano ad arrivare al porto seguendo il caloroso ritmo delle percussioni suonate dagli amici africani. E’ impossibile non lasciarsi coinvolgere dalla musica, è impossibile restare immobili e non ballare. Un’esplosione di gioia accoglie l’arrivo del nostro amato Arcivescovo mons. Francesco Alfano al porto di Castellammare. Applausi, abbracci, parole di gratitudine e di sostegno verso tutti. Le voci brillanti del Coro della Parrocchia di San Marco Evangelista di Castellammare ripercorrono con la musica i primi sei giorni della Creazione e accompagnano le lampade della vita che attraversano la banchina tra le persone per essere posizionate sulla barca.
“Laudato sii mi Signore per averci dato la vita, per la bellezza di tutto il creato…”.
Le campane della Chiesa di San Bartolomeo suonano a festa, le sirene delle motovedette della Guardia Costiera salutano l’arrivo al porto del Reliquiario contenente le Sante Lacrime versate da Maria a Siracusa nel 1953, il Vescovo lo stringe tra le mani e, scortato dalle Autorità civili, dalle Forze dell’Ordine, dal picchetto d’onore della Marina Militare, dai volontari di tutte le Associazioni presenti, lo posiziona a prua della barca. La forte emozione si legge negli occhi bagnati delle persone, le Lacrime di Maria si mescolano a quelle delle persone accorse ai suoi piedi. Il Faito, le acque del golfo, il Vesuvio in lontananza, il cielo stellato, tutto contempla la bellezza del Creato e del Creatore… ma, dopo quello che è successo all’Aquila, dopo il terremoto che ha colpito tutto il Centro Italia, Amatrice in particolare, come si fa a non prendersela con Dio? “Forse dovremmo imparare a prendercela con Dio, perché è l’unico che ha le spalle abbastanza grosse da poter incassare le nostre domande, i nostri perché, la sofferenza che proviamo, anzi forse, dovremmo imparare che la più bella preghiera è l’essere sinceri, quello che non capiamo, a volte dobbiamo scagliarlo contro il Cielo, anche questa è preghiera, non dobbiamo tenerci Dio per forza buono, ma con Lui dobbiamo essere profondamente leali.”. Sono le parole di don Luigi Maria Epicoco che rispondono ad una domanda che, è innegabile, ognuno di noi si è posto e si pone continuamente davanti ai drammi della vita. Don Luigi è sacerdote dell’Arcidiocesi dell’Aquila, sopravvissuto al tragico terremoto che ha devastato l’Abruzzo, un “miracolato”, come lui stesso si definisce, una persona che non ha esitato un solo istante prima di scavare a mani nude tra le macerie per soccorrere gli amici. Don Luigi è rientrato da qualche giorno da Siracusa, dove ha fatto visita al Santuario della Madonna delle Lacrime per pregare davanti al Reliquiario. “La più grande disgrazia che possa mai capitare a ciascuno di noi, è vedere la nostra vita con gli occhi asciutti, perché sono gli occhi asciutti di quelli che pensano di controllare tutto, di capire tutto, di avere sempre la risposta a tutto. Invece è proprio il dono delle lacrime, che, a volte, ci costringe a guardare la vita in una maniera più profonda e il dolore che ti capita, quello che non ti cerchi, ma quello che ti fa visita. Per me è stato un terremoto, il 6 aprile del 2009, quel terremoto mi ha costretto a piangere, quel terremoto ha riempito i miei occhi di lacrime…e quando tu soffri, sei costretto a dover guardare dentro le cose, sei costretto a rinunciare ai tuoi piccoli ragionamenti e a guardare la vita in una maniera completamente diversa…”. Le lacrime ci ricordano che siamo umani, e per vivere il messaggio di Gesù Cristo, dobbiamo tornare ad essere umani. Un cristiano non è uno più forte, è uno che, forse, ha fatto pace con la propria fragilità, perché noi siamo figli di un Dio, che ha mandato Suo Figlio sulla Croce, per amore nostro, uno che ci ha amato con i chiodi, che ci ha amato con delle ferite, che mostra quelle ferite non per farci venire i sensi di colpa, ma per non farci avere paura della sofferenza, anche quella ingiusta, quella della Croce… e qual è il punto di vista migliore per guardare Cristo, qual è la prospettiva migliore per dire, questo è il vero Gesù? … c’è un punto di vista privilegiato, un Gesù che è davvero Gesù, il Gesù visto con gli occhi della Madre, ecco perché forse, la maniera migliore di guardare Cristo è Maria, è Lei forse quella rupe su cui dobbiamo arrampicarci, è con Lei che abbiamo la visione migliore di Cristo, perché chi potrebbe vedere meglio il Figlio, se non la Madre? Allora, domandiamo a Lei di prenderci in braccio e di mostrarci Cristo!”.
E’ il settimo giorno! Gesù Eucaristia splende al timone, sempre pronto a guidare la barca nel viaggio della nostra vita, a gioire con noi e a sostenerci nelle difficoltà, incoraggiandoci a fare nostra la cura della natura e dei poveri. Grazie. Doppio pollice in su!
Bisogna prendere in mano la propria vita, spenderla per qualcosa per cui ne valga davvero la pena, facendosi carico della realtà della società e del contesto nel quale viviamo. Ognuno di noi ha la responsabilità di operare affinché il cammino della società vada nella direzione del rispetto della persona, della costruzione di rapporti e legami. Il messaggio è sempre lo stesso, quello che cambia sono le situazioni che chiedono di incarnare quel messaggio in modo nuovo. E allora è il momento di puntare ad un altro stile di vita, rispettoso del prossimo e della casa comune. “Le creature tendono verso Dio, e a sua volta è proprio di ogni essere vivente tendere verso un’altra cosa, in modo tale che in seno all’universo possiamo incontrare innumerevoli relazioni costanti che si intrecciano segretamente”. (Laudato si’ – Papa Francesco).
Sono passati circa tre mesi dal Chi Ama Chiama 2017 ed è tempo di verifiche! Un’attività sicuramente noiosa, ma utile, non tanto per fare la conta delle cose giuste o sbagliate che abbiamo realizzato e vissuto, ma l’occasione per non perdere nel tempo i frutti di questa esperienza. Arrivano intensi i recall delle associazioni, dei gruppi, dei volontari che hanno partecipato e che propongono di consolidare l’armoniosa sinergia di collaborazioni che hanno reso possibile la realizzazione dell’evento. Quando gli intenti sono condivisi anche la fatica diventa sopportabile e soprattutto socializzante. Quanto prima ci incontreremo per iniziare insieme il percorso di formazione e preparazione che ci porterà al #chiAMAchiama2018, l’edizione più bella di sempre.
I feedback più importanti sono quelli personali: fa una certa impressione il giovane che decide di iniziare a dedicare il proprio tempo libero ad aiutare il prossimo attraverso una delle associazioni di volontariato incontrate al Chi Ama Chiama, ma colpisce anche l’adulto che, a distanza di anni, custodisce quell’esperienza come un momento di luce e di svolta in un’esistenza poco permeata dall’altruismo.
Un altro elemento che merita particolare attenzione è la presenza di migliaia di persone che, in un periodo caratterizzato da attentati e terrorismo, hanno dimostrato con la loro partecipazione il desiderio di andare avanti, di futuro e, sicuramente con sfumature diverse, di una fede che sa rischiare per essere testimone di gioia. Un particolare ringraziamento va alle Forze dell’Ordine ed al personale della Guardia Costiera che, con la collaborazione di tutte le associazioni di Protezione Civile di Castellammare, dei gruppi Scout, degli steward e delle hostess presenti, hanno garantito la sicurezza dell’area interessata elaborando nell’ultimo mese un piano per la ripartizione dei compiti tra i vari soggetti impegnati sia sulla terraferma che in mare.
Il Chi Ama Chiama è un’avventura che si realizza grazie al contributo di chi veramente crede nella speranza del cambiamento. Insieme abbiamo sperimentato quanto è bello impegnarsi per una nobile causa, e quanto è gratificante fare, in compagnia di tanti amici e amiche, un percorso anche faticoso, ma che ricambia la fatica con la gioia e la dedizione con nuova ricchezza di conoscenza e di apertura a Gesù, al prossimo, a scelte di vita importanti. I ringraziamenti sono obbligatori, non un semplice rito, ma il doveroso e sentito riconoscimento per chi ha permesso la realizzazione di tutto questo. I tecnici, i fornitori, i fotografi, gli attori, i costumisti, i gruppi musicali, i ballerini, i coreografi, gli operai, gli artigiani, i giornalisti, i dj…, grazie per il vostro contributo assolutamente gratuito. Grazie, mille volte grazie per aver reso il Chi Ama Chiama quello che è. Infinitamente grazie ad ogni singola persona, ad ogni associazione, ad ogni gruppo che ha scelto di essere “Chi Ama Chiama”. Grazie a tutti coloro che sono venuti da lontano e che, nonostante la distanza, hanno voluto esserci e hanno contribuito a rendere questa giornata speciale, ricca di belle emozioni e momenti di condivisione. Grazie a tutti!
Insieme per volare in alto, perché chi AMAAAA… chiamaaaa!!!
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